domenica 17 agosto 2014

pensieri confusi di una mente errante....

Ho 45 anni.
Pochi. Tanti.
Non lo so. Questi sono e questi mi tengo,
Non fosse per il fatto che a venti pensavo che sarebbe stato il periodo più felice della mia vita.
e per certi aspetti posso confermarlo..
ho tanti difetti, forse troppi
ma sono l'uomo che desideravo di essere.
nei suoi limiti, con i propri limiti..
ma sono ciò che avrei voluto essere e diventare.
Sono padre, con tanti rammarichi per ciò che avrei potuto essere di meglio
sono uomo, con meno rimpianti e gli stessi dubbi di ogni uomo di "mezza età"
eppure per quanto sia, lo sento, lo confermo, l'uomo che avrei voluto essere
sono ancora alla ricerca della felicità.
In fondo è un limite a cui tutti gli esseri umani tengono e tendono...
nel mio caso è uno step successivo.
ho passato momenti della mia vita complicati (eufemismo) come tutti.
Ma non posso dire di stare male..
Eppure sono in una fase in cui mi rendo conto che mi manca qualcosa per essere felice. 
Sto bene, potrei sopravvivere
ma per vivere mi manca qualcosa.
in verità lo so qual'è il mio problema.
periodicamente mi è capitato di viverlo:
una volta perchè legato alla famiglia, una volta per paura, una volta per comodo
altre volte mi era capitato di vivere situazioni simili....
sono vicino all'implosione.
Ho qualcosa che mi consuma dentro, una infelicità nella felicità
nel momento in cui all'esterno traspare una serenità, all'interno combattono varie anime.
sono in ebollizione.
non mi basta più niente.
Non mi va più bene niente.
ho voglia di scappare.
ho voglia di capire.
Ho voglia di vivere una vita diversa dalla mia
ho voglia di me, quello vero. 
quello che nessuno vede e io solo sento...
vorrei mettere un paio di tennis e iniziare a camminare...
giù giù, sempre più lontano da quello che sono, alla ricerca di ciò che vorrei.
eterno Peter pan? 
forse, più semplicemente alla ricerca di me stesso...
ho finito la mia birra.
Vado a dormire, fino a domani mi rinchiudo solo nei miei sogni.
Il resto è vita, la mia vita.
Per ora.........





martedì 12 agosto 2014

...blue sky for you Robin

In queste ore il web e/o le chiacchiere tra le persone sono invase da una notizia: 
Robin Williams è morto.
Anzi: si è suicidato.
Notizia nella Notizia. 
Io, come tanti, ne sono rimasto colpito, direi anche turbato. Ho sentito e letto tante cose. Tralascio le belle parole, quelle le dicono in tanti quando uno muore. Funziona così. Sfioro le più banali, invece, alcune anche cattive che ho letto soprattutto.
Sul web, dove picchiando su una tastiera i più si sentono forti e pronti ad un giudizio acre e freddo, distante eppure così vicino al cuore di chi invece ne percepisce il dolore ho ascoltato che....
Era un uomo ricco, è vero. e suicidarsi è peccato, è brutto, è da vigliacchi, forse. Ed è anche ingiusto verso chi si alza la mattina e va a cercare un tozzo di pane per sfamare se stesso o la propria famiglia. 
Tutto vero, probabilmente. Tutto fin troppo facile però da pensare. 
Parto dalla fine allora: si è suicidato perchè era depresso.
Si può decidere di farla finita pur essendo milionario, marito amato e padre di tre figli?
Si può, evidentemente se lo ha fatto.
Ma non sono nessuno io per giudicarlo, non conosco i suoi problemi, se non quello che si legge in giro.
So, però, che ho avuto lo stesso problema e che qualche pensiero l'ho avuto anche io anni fa..quindi la miglior parola, spesso è quella mai detta...

Un uomo che ci ha fatto ridere e commuovere con tante interpretazioni cinematografiche, ma anche in grado di grandi gesti e donazioni milionarie...ma anche di queste ultime pochi ne erano a conoscenza.

Pare fosse affetto da bipolarismo. Ex alcolista, con un passato anche di cocainomane; a questo proposito quanti che oggi parlano sanno che era amico di J.Belushi, che con lui faceva uso di stupefacenti e che era presente quando questi morì di overdose? Nessuno o quasi ed in fondo a nessuno oggi importa. Però molti di quelli che  ballano (o credono goffamente di farlo) sulle note dei Blues Brothers e oggi hanno sottolineato quel suo vizio, non si sono sognati di giudicare l'uomo con gli occhiali neri....ari ari ari ooohh.


Ma l'hanno fatto per Robin Williams.



ma allora tutte queste persone perchè parlano di Robin Williams?
io mi sono dato questa risposta:

beh quelli della mia generazione perchè sono cresciuti facendo nano nano e sognando di andare su Ork in un uovo..ma anche perchè hanno urlato almeno una volta Good morning Vietman davanti a un microfono oppure perchè hanno visto con i propri figli quella paffuta Tata di mrs Doubtfire. Chi non ha desiderato avere al liceo il professor Keating anzichè quel noioso professore.. E chi non si è emozionato con quel dottore con il naso da clown? piaccia o meno, interessi o meno che sia morto, tutti hanno riso o pianto almeno una volta con questo piccolo uomo, grande attore, sicuramente immenso genio nel suo campo.

per questo e per molto altro ancora grazie Robin, il turchese è un colore che ti dona.....

Blue sky, smiling at me...Nothing but blue skyes






lunedì 11 agosto 2014

Sono un cretino, ma anche no...

Tanti anni fa mi avvicinai al mondo di internet proprio con un blog simile a questo.
Conobbi persone che mi sono ancora amiche e che divisero con me parte dei miei anni più allucinanti della mia vita. Tantissime altre scivolarono via senza lasciare traccia.
Nel corso degli anni ho avuto modo di notare come il tutto sia cambiato, evoluto o regredito a seconda dei punti di vista, ma sostanzialmente rimasto uguale ad allora:
c'è chi è solo e rimane solo anche dopo aver passato ore davanti al computer, chi si ritaglia piccoli spazi di socializzazione, chi riversa semplicemente i propri pensieri o i propri momenti di leggerezza. 
Più o meno come è sempre stato.
Perchè scrivo questo? 
Perchè nonostante queste riflessioni, questo per cosi dire "nessuna nuova, buona nuova", riesco ancora a sorprendermi delle reazioni delle persone che mi circondano virtualmente.
Mi capita spesso di ricevere complimenti per ciò che scrivo qua sopra.
Certo fanno piacere, non lo nego.
Il lato narciso che è in me e che per nulla nascondo (perchè dovrei poi? in fondo lo siamo tutti, chi più chi meno e solo chi è profondamente ipocrita lo nega), ne gode.
E' piacevole. Certo. 
Sentirsi definire come un essere pensante, con delle emozioni fa piacere.
Oggi mi han detto anche che sono colto.
Ciumbia, oserei dire!
Però il mio alter ego, quello più complicato, quello che mio nonno definirebbe "grattaculo", si comincia a porre anche delle domande:
ma fino ad un attimo prima come mi avevano visto? un cretino?
Sembrerà banale detta così.
Anzi, sicuramente sembrerò cafone e ingrato.
Mi scuso.
Eppure se nella mole di scrittura e parole che quotidianamente e logorroicamente propino a chi mi è vicino, realmente o virtualmente, il messaggio che faccio pervenire da "qui" è di per se sorprendente,
 io è proprio di questo che mi sorprendo.
Quindi, mi fa piacere, ringrazio ma rifiuto l'offerta mi tengo il pacco e vado avanti signor notaio. 
I pacchi vanno aperti in fondo. 
Rimango il cretino di prima, però ora più profondo.
Che è diverso da profondamente cretino...eh!! 
Non scherziamo...!!

P.S Comunque grazie davvero. Mi piacciono un sacco i complimenti.


sabato 2 agosto 2014

felicità è anche solo sentirsi a casa...

E' difficile da spiegare a parole forse,
ma da un paio di mesi alla domanda 
"dove vai?"
quando rispondo
"a casa"
ho l'impressione di rispondere in maniera corretta...
Potrà sembrare banale, in fondo che risposta volete che sia. 
Tutti a fine giornata tornano a casa.
Eppure per me non è così. 
Anche quando apro la porta e sono in casa da solo non esiste in me senso di solitudine. 
Questa casa, anche se non mi appartiene e per cui pago un affitto, è casa mia. 
Sento un senso di appartenenza maggiore di quel che pensavo quando si è presentata l'occasione.
Certo, sopra di me ho i veri proprietari, silenziosi e discreti, il cane che mi viene incontro festante quando apro il cancello non è il mio, anche il prato non lo taglio io....
Eppure quando apro le tende della finestra della mia camera, vedo il castello del mio paese e provo un senso di completezza.
Sono a casa, sono dove avrei voluto sempre essere. 
Sono in fondo dove sono sempre stato e mai me ne sono andato.
Non è campanilismo esagerato, desiderio di rifugio.
E' casa.
E' parte di me.
La vita è, come per tutti, difficile. 
Potrebbe essere migliore:
un lavoro più gratificante economicamente, le figlie più vicine, la salute più stabile e tante altre cose che come tutti vorrei migliore.
ma qui sono, come dire.....si ecco
sono felice...
qui sono finalmente dove volevo essere.